SONO UNA MAESTRA IN PENSIONE. AMO LA COMPAGNIA, LA MUSICA, MI PIACE SUONARE, VIAGGIARE, COMUNICARE INTERESSI, SENTIMENTI, VOGLIA DI VIVERE. MI PIACCIONO LE PERSONE CHE NON SONO AVARE IN QUESTO SCAMBIO.

lunedì 15 giugno 2015

LA PAROLA CI FA UGUALI

C'E'  UNA SCUOLA GRANDE COME IL MONDO.




Ci insegnano maestri, professori,
 avvocati muratori,
televisori, giornali,
cartelli stradali,
il sole, i temporali, le stelle.



Ci sono lezioni facili
e lezioni difficili,
brutte, belle, e così così
Ci si impara a parlare, a giocare,
a dormire, a svegliarsi,
a volere bene e perfino ad arrabbiarsi.


Ci sono esami tutti i momenti,
ma non ci sono ripetenti:
nessuno può fermarsi a 10 anni,
a quindici, a venti,
e riposare un pochino.
di imparare non si finisce mai,
e quel che non si sa
è sempre più importante
di quel che si sa già.

Questa scuola è il mondo intero
quanto è grosso:
apri gli occhi e anche tu sarai promosso.


Gianni Rodari.

Finchè ci sarà uno che conosce 2000 parole e un altro che ne conosce 200, questi sarà oppresso dal primo. La parola ci fa uguali.

Scuola 725



domenica 9 novembre 2014

Acero e Ginkobiloba



L'autunno è una delle stagioni che preferisco per la bellezza dei

 colori che esplodono nei giardini, nei viali, nelle città,

 nella campagna. I colori si lasciano ammirare in tutte le loro

 tonalità e sfumature e non vorresti mai che quella luce, si 

allontanasse dal paesaggio e dalla vista

 Luce e colore  però svaniscono lasciando sentimenti, 

immagini, emozioni che sensibilità speciali riescono a fermare e

 a rendere universali.


Sono più miti le mattine 
e più scure diventano le noci
e le bacche hanno un viso più rotondo.
La rosa non è più nella città.
 L'acero indossa una sciarpa più gaia.
La campagna una gonna scarlatta, 
Ed anch'io, per non essere antiquata, mi metterò un gioiello.
Emily Dickinson - L'estate è finita

 
Una  breve descrizione, che fa riferimento ad alberi e luoghi

 lontani da noi, ma che diventano vicini  perchè la natura si

 manifesta in tutta la sua bellezza e si fa ammirare in tutti i

 luoghi del mondo non negandosi alla vista di alcuno, è:

Il rovescio del sublime
da  Collezione di sabbia di Italo Calvino, Arnoldo Mondadori
capitolo IV, La forma del tempo,Giappone

Lo scrittore in visita al palazzo di Sento in Giappone scrive:

Immagine dal web:  giardino Palazzo Sento

Le foglie degli aceri a novembre diventano d'un rosso scarlatto 

che è nota dominante del paesaggio autunnale giapponese,

 spiccando sullo sfondo verde cupo delle conifere e sulle varie




 tonalità di fulvo, di ruggine e di giallo degli altri fogliami. Ma

 non è con un atto di sfacciata prepotenza cromatica che gli 

aceri s'impongono alla vista: se l'occhio viene calamitato da 

loro come inseguendo il motivo di una musica è per la

 leggerezza delle foglie stellate, come sospese attorno  ai rami




sottili, tutte orizzontali, senza spessore, tese a espandersi e

  


insieme a non ingombrare la trasparenza dell'aria.
 
 
Gialle del giallo più acuto e luminoso sono invece le foglie del



 ginko, che cadono in pioggia dagli altissimi rami come petali di

 fiori: infinite foglioline a forma di ventaglio, una pioggia

  
continua e leggera che pigmenta di giallo la superficie del

 laghetto. [...] Tra quel fiammeggiare di colori, quei rami neri e

 stecchiti fanno un contrasto funereo. Passa uno stormo di 

(aggiunta) ...e quando l'ho visto non ho resistito e l'ho fotografato
uccelli e tra tutti gli alberi intorno puntano dritti sull'albero


 spoglio, calano sui rami, si posano lì a a uno a uno, neri contro

 il cielo, a godersi il sole di novembre. [...]


Il Giappone è lontano migliaia di chilometri dal mio paese, ma gli alberi intorno al mio quartiere  hanno potuto  ben interpretare tutta la poesia che Calvino ha fermato con pensieri e parole, nel descrivere un momento d'autunno durante la visita nel giardino del  palazzo di Sento in Giappone.

immagine dal web

domenica 2 novembre 2014

I Pupi di Zucchero a Palermo.

Paese che vai usanze che trovi

La festa dei Morti il 2 Novembre

Le pasticcerie e i dolci delle feste prima di Natale

Dal capitolo 9 di Via XX Settembre, di Simonetta Agnello Hornby - Narratori Feltrinelli-pagg. 66-72 

Palermo i tetti di Prizzi - Nino Belmonte

[...] La prima festa religiosa dopo il trasloco a Palermo fu quella dei Morti, il 2 Novembre. era

 una festa importante, soprattutto per i piccoli: fino ai primi del Novecento era stata la sola in

 cui ricevessero regali. Per tenere viva la memoria dei defunti e sottolineae la continuità tra vita

 e morte si diceva loro che quei regali li avevano portati, per l'appunto i morti di famiglia.
[...]
I pupi di zucchero appartenevano a una tradizione secolare- chi la voleva rinascimentale, chi

 islamica. Una volta papà mi aveva fatto entrare in un laboratorio e mi era stato spiegato come

 si facevano:


[...] solo il davanti veniva pittato e decorato, dietro rimaneva grezzo. La fantasia dei pasticcieri 

non conosceva limiti; usavano tutto quello che avevano a disposizione per abbellire i pupi: non

 solo perline di zucchero e confetti, ma anche - con parsimonia, in quanto non commestibili - 

bandierine di carta bianca, argentata, dorata, rossa, verde; stoffe per le gonne  dei paladini; 

merletti, veli e tulle per gli abiti delle damine, i tutù delle ballerine e i costumi delle danzatrici

 esotiche; stagnola per le armature; legnetti e piume per gli elmi dei guerrieri, i cappelli dei 



garibaldini e le acconciature femminili. Nelle buone pasticcerie i coloranti erano rigorosamente

 naturali: pomodoro per il rosso, foglie e verdure per il verde, seppia per il nero e zafferano per 

il giallo.


 [...] I pupi ,invece, erano esposti sugli scaffali alle spalle del venditore insieme ai cestini dei 

Morti:  rotondi, di vimini, con dentro biscotti,  frutta secca e di martorana- la pasta reale 



dipinta talmente bene da che pesche, arance, fichi e castagne sembravano veri.





Al centro, leggermente rialzato, un pupo - in genere un personaggio delle chanson de gestes

una ballerina, ma non sempre. I colori erano sgargianti, diversi da quelli che si vedevano in

 pasticceria.


[...] Papà ci portò in una pasticceria di fiducia. Potevamo scegliere il pupo che volevamo, purchè

 piccolo. A me piacevano quelli tradizionali, e ce n'erano tantissimi tutti magnifici.


 Il piumaggio dei galli era un arcobaleno di colori, i paladini erano modellati e dipinti tali e 


quali a statuette di porcellana. Poi c'erano altri personaggi che non riconoscevo, alcuni fieri, ,


altri romantici. Tra le figure femminili, le pastorelle, le damine e le ballerine con tutù di tulle 


corto e gambe procaci erano molto popolari. 


[...] Anche quell'anno lasciai il mio pupo intatto sullo scaffale accanto al letto per almeno una 

settimana.: lo mangiavo con gli occhi. Solo dopo cominciai a leccarlo. I pupi di zucchero  non si 

rompevano ma si leccavano, prima di dietro, per non sciuparli. poi dove si voleva: la coda la 


gonna, le mani l'elmo, fino a quando tutto lo zucchero non diventava leggero come una sfoglia, 

e fragile. io aspettavo il momento in cui si rompeva, o tra le mani o a forza di leccate. Mamma e

 Giuliana non interferivano: potevo spezzarlo immediatamente, ma una volta rotto smetteva di


 essere pupo e ritornava zucchero, e in quanto tale mi era tolto. veniva messo in una scatola di 

latta, nel riposto, a cui non potevo accedere a volontà: non faceva bene alla salute, e nemmeno

 ai denti. Per questo mi leccavo il mio pupo con grande cura, poco e di frequente, e in posti 


diversi. Certe volte, grazie a queste attenzioni lo facevo durare fino a Pasqua. L'ultimo mi fu

 regalato quando avevo diciassette anni.




Tutte le immagini di questo post provengono dal web 

sabato 1 novembre 2014

Paese che vai usanze che trovi 

Messico 

La farfalla Monarca e il Dia de los Muertos 

La farfalla Monarca

è una delle tante specie di farfalle. E'  di

  colore arancio e nero. In Ottobre migra

 dall'America del Nord verso la California e

 il Messico.Viaggia per quasi 5 

milachilometri. I messicani, in tutto

 il paese, si preparano a riceverle con una

 festa straordinaria che si celebra il 2

 Novembre il giorno dei morti.

Secondo i messicani esse avvisano che stanno

 per arrivare le anime dei morti e proprio

 sulle loro ali portano queste anime



Nei paesi, nelle città, nelle case vengono

allestiti altari colorati 

adorni di  "cempasùchil", fiori arancioni di

 stagione ( le nostre tagete) e composizioni

 di scheletri di cartapesta. 


enfoqueoaxaca.com
 



I calaveras, dolci a forma di teschio di 

tutte le dimensioni, riempiono negozi e

 piazze. 




La gente veglia e canta per 

tutta la notte  in un intenso dialogo con i

 defunti. 


www.demotix.com

Ai parenti scomparsi,che secondo le credenze

 popolari  scendono quella notte dall'aldilà

 per partecipare con i vivi alla

festa, offrono vivande. 

"In onore dei defunti si svolge dunque un

 rituale che celebra la continuità della

 vita.La morte, detta anche "La Pelona", è

 presente infatti in ogni momento

 dell'esistenza, nelle canzoni e nelle 

 
 https://www.pinterest.com/ddhernandez2003/dia-de-los-muertos/

poesie: il messicano anche sulla morte ha 

battute mordaci,si burla di lei,ironizza, la 

corteggia, la nomina"allegramente" e, 

 soprattutto,la accetta"


https://www.pinterest.com/ddhernandez2003/dia-de-los-muertos/ 

 A riguardo si può leggere da qui:

e volendo, senza annoiarvi, posso suggerire le mie due note dell'anno scorso.